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L’officina dello sguardo

Spolia, reimpiego, restauro nella scultura del Quattrocento toscano

Il saggio indaga alcuni esempi di spolia, reimpiego e restauro nella scultura del Quattrocento tra Firenze, Lucca, Pisa, Rimini e Perugia un’attività non marginale nelle botteghe degli scultori che riguardò le opere di committenza laica e religiosa. Oltre i casi noti di Mino da Fiesole e Verrocchio, questo scritto, attraverso l’analisi di alcune opere sulle quali intervennero, impiegando materiali di spolia o restaurandole, Donatello, Buggiano, Andrea Guardi, Agostino di Duccio, Leonardo del Tasso, Francesco di Valdambrino e Matteo Civitali, permette di acquisire un profilo su una pratica operativa connessa alla rilavorazione dell’‘antico’ e all’aggiornamento liturgico o civico-simbolico delle sculture: aspetti che assieme al tema della conservazione delle opere si intersecano con le tecniche artistiche, la storia della committenza e del collezionismo.

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Si può studiare la storia dell’arte seguendo il filo rosso della biografia di un artista oppure raccontarla attraverso la vicenda delle opere d’arte dai luoghi dove la committenza le volle e l’artista le eseguì fino al loro approdo nel museo in seguito alle ‘stagioni’ del collezionismo e della critica; indagare i procedimenti esecutivi dei dipinti e delle sculture o prediligere la ricerca filologica, iconografica e iconologica. Dentro tale prisma occupa un posto di rilievo la storia del restauro che sollecita a prendere in considerazione le vicende materiali delle opere sulle quali siamo chiamati a posare lo sguardo per esprimere un giudizio che rischia di essere fuorviante se non prendiamo in considerazione il loro stato di conservazione. La storia dell’arte si identifica infatti soprattutto in un ‘corpo materiale’ reale, oggi liquefatto nel profluvio di immagini luminose ‘scaraventate’ sul desktop dalla ‘rete’ che finiscono per rendere l’opera d’arte più lontana dalla nostra percezione del suo aspetto materico pur dandoci l’illusione, tramite sofisticati programmi, di poter contare i fili d’erba e riconoscere ogni fiore dipinto da Leonardo nella sua ‘Annunciazione’ agli Uffizi. Un ‘corpo’ che ha attraversato varie stagioni di vita materiale sottoponendosi alle vicissitudini del tempo che insidia l’apparente solidità di ogni materia mettendo spesso a nudo la caducità delle tecniche; un ‘corpo’ che ha subìto, inoltre, nel corso della storia, ‘trasformazioni’ legate al gusto o all’uso funzionale delle opere nel quale riveste un ruolo l’incidenza della liturgia. In un asse della storia dell’arte come storia del patrimonio e della sua conservazione, nel quale la storia delle opere è anche storia materiale degli oggetti, il tema indagato in questa ‘lezione’, offerta come spunto agli studenti per lo studio della storia del restauro, sembra calzante per interrogarsi sulla dinamica storica del restauro e sulle varie azioni che nel corso dei secoli attraverso il riuso, la conservazione e la valorizzazione di un’opera d’arte col tempo hanno finito con l’identificarsi nel restauro.

Firenze, dicembre 2021

Dimensions 27 × 21 cm

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